Smalto rosso, bellezza e dignità: un gesto che fa la differenza

in foto è rappresentata una mano con uno smalto rosso, con intorno del tessuto rosso: sta a rappresentare l'articolo sull'estetica oncologica.

Anche la semplice applicazione di uno smalto rosso può diventare un simbolo di bellezza e dignità quando si parla di estetica oncologica: Giusi Draicchio è titolare del centro esteticoCharme Beauty, a Seveso. Nel 2016, ha terminato il suo percorso di formazione con APEO e ha iniziato a prestare servizio nella terapia intensiva del blocco sud dellOspedale Niguarda, dove a breve inaugurerà il suo secondo centro estetico, dedicato a tutte le persone in terapia. 

Giusi, qual'è il tuo percorso personale e professionale che ti ha spinto a diventare estetista?

Per me diventare estetista, è stato un sogno che avevo sin da piccola: è stata una sincera passione. 

Ricordo che il mio papà, ha sempre avuto problemi a causa del suo lavoro a livello muscolare e io ero lì pronta a prendere la crema e massaggiare la zona dolorante con il grande desiderio di alleviare il suo dolore. 

Avevo 7-8 anni e da allora mi sono immedesimata nella parte della piccola estetista e così inizia il mio percorso. 

Quando qualcuno ha una lamentela a livello fisico, io vorrei aiutare in qualche modo a far star bene le persone. 

Giusi Draicchio,

Quali sono state le motivazioni che ti hanno portata a specializzarti in estetica oncologica?

Quando ho iniziato a lavorare nel mio centro estetico, mi ricordo che ogni volta che mi si presentava una cliente, mi faceva delle raccomandazioni, del tipo: “mi raccomando, stai attenta all’unghia perché mi fa male, vai piano perché sento dolore”. 

Io mi sono interrogata, non riuscivo a capire perché con tutto lo studio che avevo fatto, non riuscissi a capire perché le persone avessero dolore: non parlo solo di clienti in terapia oncologica ma anche di clienti con terapie farmacologiche importanti. 

Grazie alla soddisfazione che le persone trovavano dai risultati del mio lavoro, ho iniziato a pensare quanto questo lavoro sia importante per la ricerca della serenità delle persone ammalate o costrette a periodi di degenza ospedaliera e così nel 2014 ho intrapreso il mio percorso negli ospedali.  

Ho iniziato al  San Raffaele di Milano dove tutte le domeniche e i lunedì mettevo a disposizione il conforto della mia esperienza lavorativa. 

Poco dopo ho però capito che la mia disponibilità lavorativa necessitava di una riflessione: sentivo il bisogno di un approfondimento delle problematiche che spesso dovevo affrontare, sentivo la necessità di integrare la mia formazione con un ulteriore dotazione di informazioni specifiche. 

Ho sentito nominare la scuola APEO mi sono informata, mi sono iscritta ed ho seguito un corso di formazione di 120 ore. 

Finalmente mi sono sentita appagata perché potevo arricchire la mia professione di estetista con una particolare attenzione alla necessità dei malati.  

Scoprire che esiste un corso che permette con protocolli di trattamenti specifici di aiutare una persona in terapia e a ogni stadio della sua malattia è stato illuminante. 

Sono entrata in un mondo nuovo, dove noi estetiste andiamo ad aiutare le persone che effettivamente sono in terapia. E quando si entra a contatto con queste persone, si apre un mondo 

Puoi condividere qualche momento particolarmente significativo che hai vissuto durante il tuo volontariato in terapia intensiva?

Ho tanti momenti particolarmente significativi e toccanti nel mio operato nella terapia intensiva di Niguarda, ma uno in particolare lo porto nel cuore, anche se devo dire che purtroppo non c’è un lieto fine.

Un giorno mi squillò il cellulare e dall’altra parte della cornetta, sentii la voce di un signore che mi chiedeva se potessi andare in ospedale a fare mani e piedi a sua moglie. 

Gli risposi che non c’erano problemi, fissammo l’appuntamento e alla fine della conversazione mi chiese se fosse possibile per me portare uno smalto rosso. 

Il giorno dell’appuntamento mi recai in ospedale e prima di entrare in stanza, il signore che avevo sentito al telefono mi disse che mi aveva chiamata perché ero già stata da sua moglie e che quelle erano le sue ultime ore di vita. 

Lei aveva chiesto al marito, quando fosse giunta quella ora, di chiamarmi. 

Io entrai nella stanza con non poca emozione e durante il trattamento lei mi disse che voleva andar via con lo smalto rosso, con dignità e con bellezza

Aggiunse che mi ringraziava per tutto quello che avevo fatto per lei e mi salutò. 

È un ricordo che porterò con me per sempre e raccontarlo mi emoziona come se fosse la prima volta.

Che consiglio daresti a chi desidera intraprendere un percorso come il tuo?

Quello che mi sento di dire per prima cosa, è che il percorso APEO innalza la nostra professione: ci dà una marcia in più semplicemente perché fornisce le basi per poter lavorare su delle persone che sono in terapia, oncologica o di patologie con farmaci.

In questo modo, la nostra professione può aiutare e affiancare quello che può essere il medico, il fisioterapista. La nostra è una figura importante, e questo è stato possibile anche grazie ad APEO.

Un consiglio che posso dare alle mie colleghe future è quello di fare questo corso con professionalità: se si vuole dare veramente un contributo alle persone che sono in terapia, allora assolutamente si, alziamo il nostro livello di professionalità. 

Noi abbiamo delle basi fondamentali per aiutare il medico, per alleviare dei classici fastidi e delle tossicità (come il taglio dell’unghia) e quindi questo fa sì che noi possiamo aiutare le persone a non sentire dolore. 

Per maggiori informazioni: 

esteticaoncologica.org

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