In un panorama in continua evoluzione, Tino Chinaglia, massaggiatore nonché membro del Comitato Tecnico di Les Nouvelles Esthétiques Italia e titolare di Casa Wellness, denuncia il “pressapochismo e la confusione” che affliggono il settore estetico a causa di una normativa ormai obsoleta. Con passione e determinazione, propone un aggiornamento della Legge 1/90 che riconosca l’estetista come professionista della bellezza e della salute, ridefinendo ruoli, competenze e responsabilità per garantire una formazione completa e una tutela efficace per i professionisti e per i clienti.
Tino, quali sono secondo lei le principali problematiche che attualmente affliggono il settore dell’estetica, sia dal punto di vista normativo sia professionale?
Rispondo a questa domanda con due parole: pressapochismo e confusione. Siamo arrivati nel 2025 con una legge che, se in passato ha tutelato il settore, oggi è diventata oramai obsoleta e una formazione professionale non in linea con le proposte aziendali del compartimento (tecnologie e cosmetici) e con le richieste di un mercato sempre più esigente e di clienti sempre più preparati.
Il risultato è che i protagonisti del settore, scuole ed enti di formazione, imprenditori, professioniste e organi di controllo, adattano in modo confuso le loro responsabilità senza una linea guida precisa e uguale in tutto il territorio nazionale.

La Legge 1/90 ha avuto un ruolo fondamentale nel regolamentare la professione di estetista. Quali aspetti di questa norma ritiene ancora validi e utili per il settore oggi?
Vorrei essere diplomatico in questa risposta, ma di certo so di non riuscirci. Della Legge 1/90 salvo solo il fatto che fu la prima legge “spartiacque” tra una professione non riconosciuta e il suo riconoscimento e tutela, attraverso una formazione professionale (nei tempi e nei modi) e un processo legislativo per praticarla nel territorio.
Quali sono gli ambiti in cui la Legge 1/90 dovrebbe essere aggiornata per rispondere alle esigenze attuali della professione, come l’evoluzione delle tecnologie e delle competenze richieste?
Sono sincero e so che, con questa risposta, potrò risultare non allineato con il settore e attirare delle forti antipatie, ma da molti anni ormai ritengo che l’estetista non possa essere considerata una semplice artigiana, ma una professionista della bellezza e della salute dei suoi clienti.
La nuova legge dovrebbe definire in modo chiaro le responsabilità professionali sul luogo del lavoro, sulle proprie competenze, sulla possibilità di acquistare tecnologie e cosmetici riconosciuti e adatti alla cura dell’epidermide e di riflesso avere benefici sullo stato di benessere del cliente. Tradurrei il tutto in: più formazione, più responsabilità e più controllo.
Quali suggerimenti darebbe per tutelare il settore estetico, evitando lo svuotamento della professione e garantendo una formazione completa agli operatori della bellezza e benessere?
Serve urgentemente una definizione dei ruoli e delle competenze. Mi spiego: essendo una professione di ampio spettro e con molte competenze ben precise, il piano di studi dovrebbe essere diviso in base alla tipologia di lavoro che si andrà a esercitare in futuro. Secondo il mio modus operandi ho individuato come esempio queste figure singole o sommabili tra loro: l’estetista professionale, l’onicotecnica e l’operatrice di benessere e salute.
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