Il settore dei servizi alla persona – che comprende acconciatori, estetiste e operatori del benessere – conferma la sua centralità nel panorama produttivo italiano, ma continua a scontare una carenza strutturale di personale qualificato.
Lo rivela la recente indagine “La domanda di lavoro nelle imprese artigiane” condotta dall’Area Studi e Ricerche della CNA, su un campione di oltre 2.000 imprese artigiane, micro e piccole associate – rappresentative dell’apparato produttivo nazionale – una piccola impresa su due intende assumere nel secondo bimestre del 2025. Eppure, questa intenzione si scontra con un ostacolo evidente: la scarsità di candidati con competenze adeguate.
Estetiste e acconciatori: profili richiesti ma difficili da trovare
Nello specifico, il 32,2% delle aziende del comparto “servizi alla persona” – che include saloni di bellezza, centri estetici, acconciatori – prevede nuove assunzioni nei prossimi mesi. Una percentuale significativa, soprattutto se considerata in relazione alla dimensione medio-piccola di queste realtà di lavoro nel settore estetico.
Eppure, ben il 47,7% degli imprenditori lamenta che i candidati selezionati non possiedono tutte le competenze necessarie per essere operativi da subito, richiedendo ulteriori periodi di formazione e affiancamento.
Il problema principale? La difficoltà di reperire personale già formato secondo le esigenze effettive del mercato. Per la figura dell’estetista, ad esempio, quasi un terzo delle imprese (31,3%) segnala difficoltà di reperimento, mentre la percentuale sale al 49,9% nel caso degli acconciatori. Si tratta di dati che fotografano una distanza ancora troppo ampia tra i percorsi formativi disponibili e le competenze pratiche richieste quotidianamente nel lavoro nel settore estetico.
I canali di ricerca: nel lavoro nel settore estetico prevale ancora il passaparola
Un altro aspetto critico emerso dall’indagine riguarda i canali di ricerca del personale: il 42,1% delle imprese continua a basarsi sul passaparola, mentre solo il 10,7% si rivolge direttamente a scuole professionali, istituti di formazione o università.
Una scelta che riflette, da un lato, la scarsa fiducia verso i percorsi formativi esistenti e, dall’altro, la necessità di puntare su relazioni di fiducia personali per trovare candidati affidabili.
I centri per l’impiego pubblici risultano di fatto marginali (6,8% di utilizzo).
Le imprese del settore estetico sembrano inoltre privilegiare la stabilità contrattuale: il 65,9% delle assunzioni previste sarà con contratto a tempo indeterminato, di apprendistato o di tirocinio professionalizzante. Un dato positivo, che dimostra la volontà di investire su collaboratori destinati a restare a lungo all’interno dell’azienda.
Formazione pratica: la chiave per superare il mismatch del lavoro nel settore estetico
Per il comparto beauty e wellness, questi risultati aprono una riflessione cruciale: il mismatch tra domanda e offerta di lavoro non si supera solo con più candidati, ma con profili davvero allineati alle esigenze del mercato.
Occorre investire in una formazione più pratica, aggiornata, costruita insieme alle imprese. Solo così il settore potrà colmare il divario tra le potenzialità di crescita e la realtà dei fatti.
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